Privacy finiscono online i dati delle persone indigenti

Pubblicato il da Redazione

In questo periodo, da quando siamo tutti costretti a vivere nelle proprie abitazione, a causa del coronavirus, lo Stato è intervenuto con delle misure a sostegno sia di imprese, sia di cittadini, prevedendo dei buoni spese per le fasce più deboli.

Il Comune di Gragnano in provincia di Napoli, volendo rispettare con molto vigore la trasparenza amministrativa, ha esposto alla gogna mediatica tutte quelle persone che hanno fatto richiesta dei buoni spesa.

Nell’elenco pubblicato sul sito istituzionale del Comune, sono stati esposti tutti i nomi, cognomi, inclusa la data di nascita, ma per una troppa trasparenza sono stati esposti anche i dati personali di tutte le persone che non hanno potuto beneficiare dei buoni.

Il GDPR è entrato in vigore da due anni, nonostante ciò, sono ancora molti i Comuni e le aziende specialmente di grande dimensione, che non riescono ad applicare con efficacia il regolamento della privacy.

Il Comune di Gragnano ha un sito ancora con una connessione non protetta, di conseguenza viene segnalato come sito non sicuro dal browser, sul sito navigando, si fa riferimento ancora al vecchio  Dlgs 196/2003 già abrogato dall’introduzione del regolamento della privacy UE 2016/679. Manca la pubblicazione dei contatti al Data protection officer, una figura fondamentale all’interno di una struttura pubblica come privata, a cui chiunque può rivolgersi nel momento in cui ritiene di esercitare il riconoscimento dei propri diritti come previsto dal GDPR, chiedendo sia la cancellazione dei dati personali o la pubblicazione eventualmente in maniera anonima, come in questo caso.

Sarà compito del Garante della privacy intervenire e valutare i provvedimenti da emanare per tutelare la privacy dei cittadini.

Negli anni precedenti, si sono verificati altri casi, nel Comune di Messina, nel 2018, il Garante della privacy intervenne ordinando la rimozione di graduatorie scaricabili dal sito del Comune, di tutte quelle persone disabili,  in stato  di disagio, che avevano usufruito dell’esenzione e della riduzione della tassa sui rifiuti 2015.  Furono riportati oltre il nome e cognome delle persone, anche dati come il codice fiscale, la data di nascita e il numero dei componenti il nucleo familiare.

Purtroppo il regolamento privacy è in vigore da due anni, molte aziende trovano difficoltoso applicarlo, addirittura cercano degli escamotage per l’adempimento dei documenti.

La privacy è considerata come un disturbo , un fastidio, l’ennesimo cavillo burocratico da adempiere,  alla fine  sono sempre i cittadini che si vedono violati dei diritti, oggi più che mai da rispettare, in vista di una sempre crescente diffusione dell’economia digitale.

Fonte: Periododaily

 

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